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Reggia di Caserta

La storia della Reggia ha inizio il 28 agosto del 1750, quando Carlo di Borbone, re delle Due Sicilie da 16 anni, acquista dagli eredi della famiglia Caetani Acquaviva il territorio pianeggiante, ai piedi dei Monti Tifatini, dove si trovavano un piccolo villaggio ed una torre piramidale, un "torrazzo", precisamente. Il costo di quella transazione tolse alle casse regie ben 489.343 ducati (come si rileva dai documenti dell'epoca), ma la spesa venne ritenuta necessaria per la realizzazione di un progetto che da tempo il sovrano accarezzava: la "riorganizzazione militare ed amministrativa del regno" (come scrive l'architetto Gian Marco Jacobitti, Sovrintendente ai Beni Ambientali e Architettonici di Caserta in una sua opera).

Un' iniziativa che non voleva limitarsi ad edificare una reggia che competesse per splendore con quella di Versailles, ma che puntava a dare al regno una nuova capitale, lontana dal mare e dalle offese che da questo potevano venire, come era stato dimostrato dalla flotta inglese nel 1742, quando questa aveva minacciato di bombardare Napoli. Una città nuova, insomma, della quale il Palazzo Reale costituisse il centro propulsore ed amministrativo. Un progetto ambizioso, per il quale si rendeva necessario assumere un architetto all'altezza del compito. Fu proprio dal Papa - Benedetto XIV - che Carlo di Borbone, destinato a salire al trono di Spagna col nome di Carlo III, ricevette il consenso e l'autorizzazione ad assumere un architetto napoletano, di origine olandese, che stava lavorando alla preparazione del Giubileo del 1750: Luigi Vanvitelli. I contatti ebbero inizio nello stesso 1750, quando il  cinquantenne Vanvitelli presentò al Borbone i suoi piani.

Nel 1751 il progetto fu ufficialmente presentato al re, del quale ottenne consenso ed approvazione. Poco meno di due anni e mezzo dopo la transazione con i Caetani Acquaviva, e precisamente il 20 gennaio del 1752, veniva posata la prima pietra dell'opera. Frano presenti il re e sua moglie Amalia di Sassonia, il ministro Tanucci, il Nunzio Apostolico e numerosi dignitari. Sette anni dopo, con i lavori in pieno fermento, Carlo lasciava la sua Napoli per trasferirsi a Madrid come sovrano di Spagna.

Nel 1773 moriva Luigi Vanvitelli e la costruzione non era ancora ultimata; soltanto nel 1847, a distanza, quindi, di quasi un secolo dalla posa della prima pietra, veniva ultimata la Sala del Trono: l'opera poteva considerarsi compiuta, anche se con qualche rimaneggiamento rispetto all'originario disegno vanvitelliano, dovuto non tanto alla morte del grande architetto, cui era succeduto il figlio, chiamato Carlo in onore del sovrano, quanto al "diminuito interesse" (come scrive il Soprintendente Jacobitti) scaturito dalla partenza di Carlo di Borbone e dagli impegni spagnoli che lo distraevano dal ricordo e dalla nostalgia della "sua" Napoli e della "sua" Caserta.

La Reggia, sulla scorta dei meticolosi documenti contabili di Corte, costò una cifra enorme per l'epoca: ben 6.133.507 ducati, dodici volte e mezzo il costo di tutto il territorio ceduto dagli eredi degli Acquaviva, ed impegnò un numero imprecisato - ma certamente altissimo - di maestranze, tra le quali schiavi e galeotti musulmani "catturati dalle navi regie sul Mediterraneo o lungo la costa libica" (Gian Marco Jacobitti).

Accurata fu la scelta dei materiali: il tufo da San Nicola La Strada, il travertino da Bellona (la famosa "pietra di Bellona"), la calce da San Leucio, la pozzolana da Bacoli, il laterizio da Capua, il ferro da Follonica, il marmo grigio da Mondragone e quello bianco da Carrara. La pianta del palazzo è rettangolare, con i lati di metri 247 e 190, un perimetro di 874 metri, un'altezza di 41 metri, una superficie di oltre 44.000 metri, e una volumetria di quasi 2.000.000 di metri cubi. L'area interna è divisa in quattro per altrettanti cortili e con due corpi di fabbrica che si intersecano ad angolo retto.

Ognuno dei quattro grandi e splendidi cortili ha gli angoli smussati da un taglio a 45 gradi, e questo accorgimento, insieme con le geniali intuizioni di Vanvitelli, contribuisce ad evitare le rozze squadrature che sarebbero state inevitabili per la mole dell'edificio, "rendendo l'architettura più fluida e meno massiccia di quello che potrebbe apparire a prima vista" (Gian Marco Jacobitti).
Alla Reggia Vanvitelli progettò un accesso da Napoli altrettanto monumentale e maestoso, con un grande vialone (oggi Viale Carlo III) che si innesta su un doppio emiciclo che forma la grande Piazza Vanvitelli, e dal quale si scorge, fin da lontano, la facciata della costruzione, che appare d'un delicato rosa che si sta-glia sull'azzurro del cielo ed il verde delle colline.

Oltre ai cortili ed agli altri spazi creati dall'intersezione dei corpi di fabbrica, il Palazzo Reale comprende 1.200 stanze con 1.742 finestre (245 delle quali si aprono nella facciata). Struttura polifunzionale nel progetto vanvitelliano, la Reggia doveva comprendere, oltre agli alloggi reali, gli alloggiamenti della truppa, gli uffici amministrativi, la cappella, il teatro: dei 1.200 vani soltanto 134, infatti, erano destinati alla famiglia reale.

La Reggia di Caserta appartenne alla Casa Borbone per oltre un secolo: dal 1752 al 1860, anno in cui pass� ai Savoia. Un decreto ministeriale la attribuì al demanio dello Stato Italiano nel 1919. La vicenda della Reggia di Caserta si sovrappone perfettamente al tracciato storico degli oltre due secoli della sua vita. Vanto, orgoglio e fasto dei Borbone all'inizio, controllata per brevissimo tempo dalla Repubblica Napoletana nel 1799 e nello stesso anno riappropriata al Borbone fino al 1805, quando le sorti di Napoleone portarono il condottiero corso a dominare l'intera Europa e ad assegnare prima al fratello del Bonaparte, Giuseppe, e poi, nel 1808, a Gioacchino Murat il Regno delle Due Sicilie, tornò alla Casa Borbone con la caduta delle aquile napoleoniche ed il susseguente Congresso di Vienna nel 1815.

Seguì il periodo Savoia dal 1860 al 1919. Dal 1926 e negli anni che precedettero e videro lo svolgersi del Secondo Conflitto Mondiale, e fino al 1943, ospitò l'Accademia dell'Aeronautica Militare Italiana. Il 14 dicembre del 1943, dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno, fu occupata dalle Armate Alleate. Il 27 aprile del 1945 accolse i plenipotenziari che vi firmarono la resa delle armi germaniche in Italia.

Le reminiscenze barocche, i modelli di Borromini, di Guarini e di Bernini che affiorano nel progetto del Palazzo Reale di Caserta non prevalgono sulle intuizioni vanvitelliane e non turbano l'unità dell'insieme: l'unicità dell'opera vanvitelliana rivela la forte personalità dell'architetto e costituisce le basi del gusto neoclassico che si affermerà negli anni a venire. C'è, semmai, da dolersi del fatto che la morte lo abbia colto prima che potesse portare completamente a termine - ed a suo modo - sia la Reggia e sia, soprattutto, il progetto dell'avveniristica città di Caserta, che avrebbe precorso di un secolo le conquiste urbanistiche della seconda metà dell'Ottocento ed influenzato quelle dei giorni nostri.

Nel Museo dell'Opera, allocato nella Reggia, possono essere ammirati i disegni originali del Vanvitelli ed avere una veduta d'insieme e completa dell'opera come egli l'aveva immaginata; mentre la visita alla Reggia ed al Parco paradigmatica per constatare, vivendone gli spazi, quanto grandiose siano state le intuizioni del genio vanvitelliano.

Sito ufficiale: www.reggiadicaserta.org

Informazioni orari e biglietti:
tel. 0823.448084-277380-462078
Fax. 0823.220847-447147

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